Stimolati da un recente post su Facebook de “Il nuovo cacciatore piemontese”, che non perde un’occasione per confermare di non aver ancora capito granché di come funziona il monitoraggio istituzionale e scientifico del lupo sulle Alpi italiane coordinato dal Progetto LIFE WolfAlps, ci è venuta voglia di raccontarlo ancora una volta. Anche perché si tratta di un’impresa scientifica che non ha uguali in Europa!
 
La stima del numero di lupi, del numero di branchi e di coppie viene determinata dai ricercatori tramite la combinazione di tecniche non invasive (ovvero che non implicano la cattura degli animali): la conta tramite tracciatura su neve (snowtracking) durante l’inverno, la tecnica di wolf-howling (che consiste nel produrre ululati per stimolare risposte da parte dei lupi presenti nei dintorni, per registrarne la presenza e il numero), le osservazioni certe documentate ricavate da video, foto o trappole video-fotografiche e le analisi genetiche condotte su campioni biologici. In particolare, queste ultime si basano sull’estrazione di DNA dalle feci dei lupi o da altri campioni quali peli, urine, tessuti (come nel caso dei lupi ritrovati morti) e saliva. In base alle analisi genetiche è possibile determinare il genotipo unico dell’individuo, che costituisce una sorta di “carta d’identità” del lupo campionato. L’analisi genetica permette quindi di studiare gli spostamenti dei singoli lupi nel corso delle stagioni e di stimare il numero dei lupi presenti su un territorio senza dover catturare fisicamente gli animali. Le analisi genetiche vengono svolte in Montana  (US) dal National Genomics Center for Wildlife and Fish Conservation, il cui direttore, Michael Schwartz, è appena stato nominato fra gli scienziati più influenti a livello mondiale. Uno bravo, insomma.
 
In Regione Piemonte il monitoraggio è iniziato nel 1999 e oggi interessa tutte le province piemontesi: a livello europeo, l’esperienza piemontese è considerata un’eccellenza e portata ad esempio. Oggi il monitoraggio del lupo e la stima della sua presenza costituiscono un lavoro scientifico sempre più difficile a causa dell’aumento di densità della popolazione, della presenza di branchi adiacenti, di alte dinamiche sociali e territoriali ed è reso possibile unicamente dall’inestimabile lavoro del personale delle istituzioni che partecipano al Network Lupo Piemonte, formato e professionalizzato nell’arco di vent’anni. Il Network Lupo Piemonte, che conduce la raccolta dei dati e dei campioni è composto da 407 operatori appartenenti a 43 enti distribuiti sull’intero territorio piemontese (Aree protette regionali e nazionali, Regioni e Province, Città Metropolitana di Torino, Carabinieri Forestali). Il monitoraggio, coordinato dal Centro di referenza regionale Grandi Carnivori presso l’Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Marittime, si svolge in collaborazione con le Università, i Servizi Sanitari regionali (A.S.L.), l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale (I.Z.S.) ed i Comprensori Alpini di caccia (eh, già). Mica “micio micio bau bau” – anche se c’è ancora chi preferisce ascoltare il “cuggino” che dice che i lupi sono millemila.
 
Per la cronaca, il monitoraggio per il periodo 2017/2018 è attualmente in corso e i dati saranno disponibili e liberamente scaricabili in primavera. Stay tuned.