A giudicare dal servizio dedicato al lupo andato in onda ieri sera, sembra che gli inviati de Le Iene non abbiano mai sentito parlare di questo animale se non da allevatori inferociti, cacciatori sui generis e loschi personaggi dediti al bracconaggio che sarebbero da portare davanti a un giudice senza passare dal via. Invece sono venuti a trovarci qualche settimana fa a Entracque (CN), presso la sede del Parco naturale delle Alpi Marittime e del Centro Grandi Carnivori, dove hanno intervistato la studiosa Francesca Marucco e visto in azione uno dei nuclei cinofili antiveleno del progetto LIFE WOLFALPS.

Della lunga e intensa chiacchierata con Francesca Marucco, all’interno del servizio sono purtroppo sopravvissute poche battute stereotipate, mentre dell’intervista a chi combatte tutti giorni l’uso del veleno – nemmeno quelle.

Il servizio, sbilanciato e del tutto privo del supporto dei necessari dati scientifici, porta sotto ai riflettori le opinioni di un variegato gruppo di persone scatenate contro il lupo, generando un allarme del tutto ingiustificato. Sicuramente gli intervistati che temono – a torto – per la loro incolumità sono davvero convinti di quello che dicono, ma questo non rende le loro affermazioni vere o giustificate dai fatti.

È necessario – affinché l’opinione pubblica sia correttamente informata – adottare un atteggiamento di serietà e trasmettere delle informazioni corrette: localmente non ci saranno mai grandi concentrazioni di lupi (un branco occupa e difende stabilmente un territorio), i lupi si nutrono di ungulati selvatici e solo dove i sistemi di prevenzione non sono utilizzati in modo efficace attaccano i domestici. Recinzioni elettrificate, presenza dell’allevatore e cani da guardiania efficaci e non aggressivi nei confronti delle persone sono misure che permettono di ridurre moltissimo i danni del lupo sui domestici. Un cane da difesa che attacca le persone è un cane allevato male ed è l’eccezione, non la regola. Ancora una volta, gli animali c’entrano poco e le responsabilità sono umane, troppo umane. 

È inoltre importante sottolineare inoltre che non c’è stato alcun attacco da lupo negli ultimi 150 anni in Italia. Dobbiamo evitare di alimentare un ingiustificato allarmismo alla ricerca dello scoop a tutti i costi. Questa prassi mette a repentaglio la vita di un animale, il lupo, che va conosciuto, difeso, come qualsiasi altro essere vivente e rischia di vanificare il lavoro di persone che da anni lavorano seriamente e faticosamente per la conservazione dell’ambiente in Italia.

Ma la cosa più grave è che i dati oggettivi, i due inviati de Le Iene li avevano a disposizione: ma hanno preferito non divulgarli a vantaggio di dichiarazioni poco attendibili, numeri discutibili citati senza alcuna fonte, interviste a veri e propri delinquenti e colpi di scena più che sospetti.

Un ultimo elemento di riflessione: le Iene se ne sono andate con alcuni nostri appunti sulle bufale smascherate negli ultimi mesi. Il nostro lavoro è piaciuto così tanto che hanno pensato di riproporcene una… come vera! Si tratta della bufala del lupo che mangia il cagnolino, che avevamo smascherato esattamente un anno fa… Ve la ricordate?

Era il mese di marzo 2015, quando per la prima volta all’Ufficio stampa del progetto LIFE WOLFALPS arriva la notizia di un cagnolino sbranato da un lupo in Val Sesia: nessuno ha denunciato il fatto, non si sa di chi sia il cane né dove si è verificato l’attacco – c’è solo un video che viene scaricato, diffuso e condiviso a livello locale. Lo troviamo caricato su YouTube da Federfauna, eccolo:

 

Passa qualche giorno, ed ecco che una mail, questa volta dalla Valle Susa: un lupo sembrerebbe aver attaccato un cane di piccola taglia a Sestriere. La prova? Un video in allegato: lo stesso della Val Sesia.

A quel punto facciamo qualche ricerca in più e scopriamo che lo stesso video è circolato in Spagna e in Germania (dove lo hanno smascherato subito, però) ed è stato girato in Russia, da dei buontemponi (si fa per dire) che si divertono a veder combattere fino alla morte gli animali.
Così, quando il video è arrivato anche in Provincia di Cuneo, il progetto aveva in mano tutti gli elementi per una tempestiva smentita:

frabosa

Oggi, un anno dopo, dalla lontana Yacuzia, il video torna di nuovo in Italia, contribuendo a generare un terrore ingiustificato nella popolazione. A chi fosse rimasto colpito dalle immagini crude del video, ci sentiamo di dire che possiamo continuare a portare i nostri cani a spasso tranquilli nei boschi – nessun lupo li mangerà così come nessuno li verrà a divorare nella cuccia.

È importante fare inoltre una doverosa precisazione sui cani da caccia: i cacciatori conoscono alla perfezione i rischi che corrono i loro compagni di caccia a quattro zampe, soprattutto durante le battute al cinghiale. Per quanto riguarda i soli tesserati Fidc (Federcaccia), nel 2006 sono morti in Italia 2050 cani da caccia, mentre 1558 sono stati i ferimenti e 842 i casi di danni provocati a persone e cose: i casi da aggressione da lupo sono una percentuale irrisoria rispetto al totale. E tanto basti.

Vorremmo allontanarci con forza dalla pratica di uno pseudogiornalismo d’inchiesta che alimenta paure infondate, non suffragate da dati scientifici e veritieri. La sicurezza delle persone e la necessità di convivere con tutti gli altri esseri viventi è un bene che va oltre i meccanismi dell’audience.

Abbiamo bisogno di un’informazione che lasci spazio all’approfondimento, alla serietà, all’intelligenza. Abbiamo bisogno di proposte costruttive e di punti di vista equidistanti, capaci di restituire la realtà nella sua complessità e non solo una sua brutta copia.