Sono stati presentati e discussi ieri, martedì 16 giugno, presso la sede del Parco delle Alpi Marittime nell’ambito del terzo incontro della Piattaforma dei portatori di interesse del progetto europeo LIFE WOLFALPS i risultati dei questionari proposti nel 2014 agli allevatori della provincia di Cuneo che monticano i loro animali  durante la stagione estiva. “Si tratta di 300 questionari, che corrispondono ad altrettanti alpeggi valutati per oltre il 90% del totale. Il quadro della situazione che ne emerge è la fotografia più completa e fedele di cui disponiamo al momento degli alpeggi del cuneese”, spiega Arianna Menzano, veterinaria di progetto e coordinatrice della ricerca (le informazioni sono pubbliche e scaricabili: www.lifewolfalps.eu/documenti). Non solo. Unendo i dati aggiornati alla serie storica dal Progetto Lupo Piemonte, si ottiene un quadro davvero esaustivo che dimostra in modo convincente da un lato l’efficacia dei sistemi di prevenzione utilizzati in modo corretto, dall’altro la necessità di intervenire in favore dei pastori non solo per rendere sostenibili i costi aggiuntivi della gestione dei pascoli in presenza dei predatori o per indennizzare perdite e danni, ma anche per promuovere una migliore qualità della vita e del lavoro in montagna e un aumento dei ricavi degli allevatori.

“Il progetto LIFE WOLFALPS è un progetto di conservazione e gestione a livello alpino, che inventa e testa nuove soluzioni di convivenza con il lupo da esportare su tutte le Alpi: per esempio sperimenteremo questa estate nel Parco del Marguareis recinzioni a tre fili per il confinamento delle femmine e dei vitelli e un nuovo casotto d’alpeggio in Valle Gesso progettato gratuitamente dal Politecnico di Torino” spiega Giuseppe Canavese, direttore ff del Parco delle Alpi Marittime e coordinatore di progetto, “Molti allevatori si rivolgono ancora al nostro ente cercando assistenza in caso di danni e sostegno per la prevenzione: prerogative che, con la chiusura del Progetto Lupo Piemonte non sono più di nostra competenza. Sulla base dell’esperienza e di un rapporto di fiducia costruito nel corso di molti anni, cerchiamo di fare il possibile, ma sarebbe importante che la Regione individuasse nuovi e sicuri punti di riferimento per tutte quelle questioni pratiche relative ai danni in alpeggio che devono essere svolte presto e bene nell’arco delle 24 ore”.

Molte altre idee su dove e come intervenire arrivano dai risultati dei questionari, che riflettono direttamente le esigenze e le proposte degli allevatori. Al dibattito hanno partecipato rappresentanti degli agricoltori (Coldiretti e Confagricoltura), delle pubbliche amministrazioni (Comunità montane delle Alpi del Mare e della Valle Stura), del Corpo Forestale dello Stato, dell’Università di Torino, del WWF e anche un privato cittadino inviato dal sindaco di Roccavione, impossibilitato a partecipare. “Questo studio offre uno spaccato interessante della presenza del lupo sul nostro territorio e mette in luce alcune criticità a essa connesse – aggiunge Adriano Rosso di Confagricoltura. È frutto delle opinioni degli allevatori per cui sottolinea quelle che sono le difficoltà di chi in alpeggio deve convivere con la presenza del predatore e deve difendere mandrie o greggi dai suoi attacchi. Il progetto LIFE WOLFALPS ha dimostrato di essere propositivo; auspichiamo ora che la Regione consideri i risultati raccolti e, per quanto di sua competenza, prenda provvedimenti legislativi volti a tutelare gli allevatori”.

“Il prossimo passo è chiedere un incontro con la Regione e presentarci insieme, forti dei dati raccolti a disposizione, perché le nostre richieste in favore degli allevatori di montagna trovino spazio nel nuovo PSR e perché la Regione, nei limiti delle sue facoltà e delle sue risorse, dedichi a questo settore prezioso dal punto di vista economico e ambientale tutta l’attenzione che merita”, aggiunge Michelangelo Pellegrino di Coldiretti. “Tutti insieme implica anche recuperare gli scettici, chi è diffidente rispetto al lavoro di squadra: soltanto un fronte compatto di enti, associazioni, rappresentanti degli allevatori può avere peso sufficiente per far valere le ragioni della montagna” ha concluso Riccardo Fortina del WWF.