Riceviamo e pubblichiamo volentieri da Antongiulio Salzani, barista di Tregnago (Bar dai Butei, sembra un bel posto) alcuni scatti di un lupo selvatico nella Foresta di Giazza, fatti a distanza davvero ravvicinata.
Come in occasioni precedenti, abbiamo raggiunto al telefono l’autore per raccogliere qualche informazione in più sull’incontro, ancora straordinario per le Alpi orientali.
LIFE WOLFALPS: Come è andato l’incontro?
Antongiulio Salzani: E’ avvenuto questo autunno… Foresta di Giazza… erano circa le undici di mattina e stavo salendo il sentiero che da Baito Mandriello va al Passo Malera. Tirava parecchio vento e cadeva un leggero nevischio. La prima cosa “strana” che ho notato salendo è che di solito in quella zona è pieno di camosci, ma quel giorno non ne avevo visto neanche uno. Poi d’improvviso con la coda dell’occhio vedo una macchia chiara fra gli alberi… guardo meglio ed è un lupo! Ero controvento e dunque non si è accorto di me… ho provato ad avvicinarmi e sono riuscito ad arrivargli a 20-15 metri! Quando apro la giacca per tirare fuori la macchina fotografica, lui si accorge della mia presenza, mi guarda negli occhi, annusa l’aria e poi riprende tranquillo per la sua strada.
LWA: Hai avuto paura ?
A.S.: No, una grande emozione ma nessuna paura. Non mi è sembrato per nulla aggressivo, anzi mentre lo seguivo dopo che mi aveva visto ad un certo punto si è fermato e si è messo a sbadigliare… si vede nell’ultimo scatto, quello più a fuoco.
LWA: Conosci la storia particolare della foresta di Giazza?
A.S.: Sì, certo! Proprio qualche anno fa si è celebrato il centenario!
LWA: L’incontro con il lupo cambierà il tuo atteggiamento quando attraverserai di nuovo la foresta?
A.S.: Ti dirò… andavo spesso in foresta, ma dopo l’incontro ci sto andando ancora più spesso con la speranza i incontrarlo di nuovo.Vedere un lupo in natura è un’esperienza davvero emozionante! Avevo trovato tracce fresche di lupo e segni di presenza sia i giorni prima che quelli dopo l’incontro. Tengo informati i forestali perché so che sono dati utili per il monitoraggio.
LWA: Certo, sono tutte segnalazioni importanti per il monitoraggio opportunistico della specie, sopratutto nelle aree di nuova colonizzazione. Grazie!
Oltre al bel racconto e al monitoraggio, l’incontro di Antongiulio con il lupo ci sembra importante anche perché avvenuto in una foresta originata più di cento anni fa dall’intervento umano.
La storia particolarissima della Foresta di Giazza è ben riassunta dal prof. Marco Borghetti nel suo articolo Giazza, la foresta “creata” dai forestali un secolo fa, pubblicato dalla Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale (SISEF) in occasione dell’inaugurazione del centro visitatori in alta Val d’Illasi (VR).
Merita di essere letta:
Le fotografie del lupo di Giazza ci ricordano che l’attuale situazione di convivenza di uomo e lupo sulle Alpi emerge da una lunga storia di sviluppi naturali E culturali.
Gli scatti qui sotto mostrati sono certamente l’esito di dinamiche naturali (come la dispersione dei lupi verso aree di neo-colonizzazione) ma anche – e soprattutto – di decisioni tutte umane di gestione e politica ambientale. Nel corso del ‘900 le interazioni fra questi due elementi, in Italia come un po’ in tutta Europa, sono state in buona parte distruttive (per entrambe le specie, potremmo dire).
A Giazza, Antongiulio ha però fotografato gli esiti di un processo andato in senso inverso: un luogo in cui sono state prese decisioni politiche e gestionali avvedute e lungimiranti che hanno salvato un’area ad alto rischio idrogeologico con un lavoro di sistemazione forestale definito “il più completo, ben eseguito, e ben riuscito della regione Alpina” (Borghetti che cita Albisetti, 1923).
E dunque – con un amichevole scherzo per Antongiulio (che ringraziamo infinitamente) – fotografare il lupo è anche mettere a fuoco… il suo ambiente!
E ora… le foto!
Tutte le foto (C) 2017 Antongiulio Salzani, tutti i diritti riservati