Mercoledì 14 gennaio 2014 si è tenuta al MUSE di Trento una serata informativa sulla presenza del lupo sulle Alpi Centrali.

 

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Il numeroso pubblico presente – oltre cento persone – ha avuto modo di ricevere da parte di chi scrive le ultime informazioni sul progetto LIFE WOLFALPS, da parte di Natalia Bragalanti (Parco Nazionale dello Stelvio), Tommaso Borghetti (Stazione forestale di Ala e Avio), Davide Righetti (Provincia di Bolzano) e Paolo Pedrini (MUSE) aggiornamenti sulla presenza della specie in provincia di Trento, Bolzano e Verona. Nell’intervento principale della serata, curato dal prof. Luigi Boitani, è stato fornito un inquadramento generale e storico delle molte questioni che la presenza del lupo apre sui territori in cui la specie sta tornando. La serata si è conclusa con un racconto della mostra “Tempo di lupi” da parte di Osvaldo Negra, uno dei tre curatori dell’esposizione itinerante, aperta al MUSE fino al 1 marzo 2015.

 

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Nel corso della serata ha trovato spazio anche il resoconto – limpido e toccante – di Andrea Delmonego, gestore della malga Riondera e proprietario dell’asino Osvaldino predato in questi giorni dal branco di Slavc e Giulietta.

 

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Le principali questioni sollevate dalla serie di relazioni hanno riguardato le interazioni fra presenza della specie e attività umane, in particolare nella zona della Lessinia. Il prof. Boitani ha ribadito ancora una volta che il lupo non pone nessuna minaccia diretta ai frequentatori umani dei boschi sui Lessini, ma una riorganizzazione delle attività pastorali sarà necessaria. A tal fine si è detto importante il tempestivo intervento dei gestori della cosa pubblica nella politica degli indennizzi, così come la messa a punto di validi dispositivi di prevenzione anche in zone – come la Lessinia – votate all’allevamento bovino estensivo.

Presenti alla serata anche i rappresentanti della Provincia autonoma di Trento – Servizio Foreste e fauna, che hanno confermato l’intervento immediato proprio per quanto riguarda la predazione avvenuta a malga Riondera.

Come riflessione conclusiva citiamo la questione sollevata dal caso dell’asino Osvaldino: a volte gli animali da reddito hanno anche un valore affettivo. Il caso di malga Riondera è esemplare perché – essendo una fattoria didattica – oltre ai proprietari, anche i visitatori abituali della malga rimpiangeranno l’asino predato, specialmente addestrato ad interagire con il pubblico. Questo aspetto emotivo non deve essere sottovalutato, ma deve rafforzare  la volontà dei proprietari di proteggere i propri animali con tutti i mezzi disponibili, perché il ritorno del lupo – nel parole conclusive del prof. Boitani – ricorda a tutti che la montagna è un luogo naturale e come tale va rispettato. Se dimenticassimo questo sentimento di rispetto misto a timore e meraviglia nei confronti della natura ci ritroveremmo a frequentare la montagna come un luogo finto, “olografico” più simile ad un luna park che non al maestoso spettacolo naturale qual é.