In collaborazione con il Servizio Foreste e Fauna della Provincia autonoma di Trento, con il Comune di Cles e con il Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, si è tenuta i giorni 24 e 25 maggio 2017 la terza piattaforma trentina di coinvolgimento e dialogo LIFE WOLFALPS rivolta ai portatori di interesse coinvolti nel fenomeno naturale del ritorno del lupo (Canis lupus) sulle Alpi Centrali.
L’edizione 2017 è stata organizzata in due giornate con l’intento di ampliare la possibilità di partecipazione delle realtà locali:
Cles (TN), 24 maggio 2017, ore 16:00, in collaborazione con il Servizio Foreste e Fauna della Provincia autonoma di Trento e il Comune di Cles.
Primiero SMC (TN), 25 maggio 2017, ore 16:00, in collaborazione con il Servizio Foreste e Fauna della Provincia autonoma di Trento e Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino.
Pubblichiamo una sintesi delle principali questioni affrontate nei due pomeriggi di lavoro.
Presenti i rappresentanti di:
[Incontro di Cles] Associazione Cacciatori Trentini, Comune di Cles, Consorzio Pro Loco Val di Non, UDF Cles SFF PAT.
[Incontro del Primiero] Associazione Cacciatori Trentini, Az. Agricola Gadenz, Az. Agricola Iagher, Caseificio Primiero, Comune di Primiero SMC, Ente Parco Paneveggio Pale di San Martino, Malghe e Pascoli Tonadico, Unione Allevatori Primiero.
In entrambi gli incontri, i rappresentanti di MUSE e Servizio Foreste e Fauna della Provincia autonoma di Trento (SFF PAT) hanno proposto una sessione introduttiva e informativa in cui sono state presentate le caratteristiche principali del progetto LIFE WOLFALPS e gli intenti generali della Piattaforma di dialogo (MUSE), nonché un aggiornamento sullo status del lupo sulle Alpi con focus sulla situazione in Provincia di Trento e un approfondimento sulla linee d’azione della Provincia per quanto riguarda la gestione della specie (SFF PAT).
A Cles gli interventi dei portatori d’interesse presenti hanno toccato le seguente tematiche:
L’amministrazione comunale di Cles chiede se il Piemonte può essere d’esempio per il Trentino.
SFF PAT risponde che sicuramente l’esperienza piemontese è la più importante in ambito alpino e che dimostra che la specie può essere gestita in un regime di convivenza con le attività silvo-pastorali tradizionali, come registrato anche dal recentissimo report LIFE WOLFALPS sullo “Status del lupo in regione Piemonte”, in cui si è visto che nonostante la popolazione di lupi sia in espansione, i danni relativi alle predazioni su domestico rimangono stabili. Certo è che il Piemonte è molto diverso dal Trentino e ha conosciuto un abbandono della montagna che in Trentino non c’è stato. Inoltre anche sulle Alpi Occidentali il lupo ha creato alcuni momenti di tensione.
UDF CLES chiede anche in Trentino c’è il rischio di ibridazione fra cane e lupo.
SFF PAT dice che il rischio potenziale esiste, ma ad oggi il fenomeno è prevalentemente limitato agli Appennini e in pochissimi casi alle Alpi Occidentali.
Sempre UDF Cles pone un problema sulle recinzioni: in Val di Non già ora le recinzioni contro gli ungulati pongono seri problemi alla fauna selvatica, se ci mettiamo anche le reti antilupo la valle sarà completamente recintata!
SFF PAT risponde che le recinzioni a protezione del bestiame devono essere intese come strumenti da attivare durante il governo notturno delle greggi. Inoltre rappresentano una barriera più psicologica che fisica che agisce solo sulla fauna di dimensioni medio-grandi, a differenza delle recinzioni a protezione dei meleti che sono delle vere e proprie barriere.
Il Comune di Cles chiede se il lupo ha altri predatori che ne possano controllare la popolazione (a parte investimenti stradali e atti di bracconaggio).
SFF PAT risponde che a calmierare il numero di lupi ci pensa… il lupo stesso! Infatti la specie è altamente territoriale e in un’area occupata da un branco, gli altri lupi vengono scacciati o addirittura uccisi dai conspecifici.
Consorzio Pro Loco Val di Non pone l’accento sull’importanza di formare la popolazione a partire dalle scuole e coinvolgendo anche i turisti. Ricorda che l’orso di S. Romedio ha portato tanto interesse di scuole e turisti verso il mondo dei grandi carnivori. Inoltre suggerisce che si potrebbe pensare ad una formazione specifica per le aziende agrituristiche, per cui APT potrebbe fare da riferimento.
MUSE risponde che è un’ottima idea e nei prossimi anni si spera che le molte iniziative di informazione e comunicazione sperimentate nell’ambito LIFE WOLFALPS per le scuole, per il pubblico generico e per gli addetti ai lavori, possano essere impiegate in un contesto di comunicazione ambientale ordinaria sui grandi carnivori in Trentino.
In Primiero i lavori dell’incontro di piattaforma sono stati aperti da un intervento del Presidente del Parco naturale Paneveggio Pale di San Martino, dott. Silvio Grisotto, in cui si è sottolineato che la situazione lupo in Trentino e in Primiero sta evolvendo velocemente e necessita di un atto di responsabilità da parte della Provincia e del Parco per accompagnare nel migliore dei modi questo ritorno naturale e non lasciare soli gli allevatori. La tendenza espansiva della popolazione alpina di lupo non si invertirà nei prossimi anni e sicuramente porterà ad altre predazioni su domestico dopo le prime avvenute l’anno scorso in Val Venegia. E’ opportuno muoversi per tempo, in un territorio particolarmente vocato alla piccola zootecnia di montagna, che proprio in questi anni sta conoscendo una buona crescita. Una zootecnia multifunzionale d’importanza strategica anche per il turismo e la biodiversità, una zootecnia che non possiamo permetterci di perdere. L’impatto del lupo sarà più grande proprio su queste piccole realtà che sono il cuore della manutenzione del territorio. Servirà il forte impegno della politica provinciale per salvaguardarle.
Gli interventi dei portatori d’interesse presenti hanno toccato le seguente tematiche:
Parco Paneveggio Pale di San Martino (ParcoPan) chiede se il dato presentato da SFF PAT relativo alla dieta del lupo composta al 90% da ungulati selvatici e 10% da domestici sia esportabile alle nostre realtà.
SFF PAT risponde che è un dato di riferimento e che studi sulla dieta dei primi branchi locali sono in corso. Ad ogni modo non ci sono evidenze che la percentuale si discosti molto nei branchi di lupo delle Alpi orientali.
SFF PAT risponde che non ci sono dati in tal senso, anzi esistono studi che suggeriscono che la presenza del lupo, così come quella dell’orso, possa incentivare il turismo.
Un allevatore chiede quanti lupi possono arrivare a esserci in Trentino.
SFF PAT risponde che il numero di lupi su un territorio è calmierato dalla territorialità della specie [cfr. risposta relativa nell’incontro di Cles] e soprattutto dal grado di accettazione delle comunità umane. Fondamentalmente il lupo può vivere solo dove l’uomo è disposto a convivere con esso.
Un altro allevatore sottolinea il fatto che in Primiero ci sono molti posti in cui è fisicamente impossibile mettere le recinzioni (es. Malga Pala)
SFF PAT dice che la situazione va valutata di caso in caso, che in ogni area di neo-colonizzazione si tende a pensare che “qui da noi la prevenzione non è possibile” ma poi se ci si mette di impegno spesso le soluzioni si trovano. Ciò non toglie che in alcuni limitatissimi casi è possibile verificare che la prevenzione è troppo difficile o onerosa e in quel caso l’indennizzo rimane il solo strumento a disposizione. Ma fino ad ora queste sono state rarissime eccezioni.
Lo stesso allevatore chiede se si corre il rischio di avere un recinto continuo sul territorio, con grossi problemi anche per la fauna selvatica.
SFF PAT risponde che in effetti alcune soluzioni di recinti fissi applicate ad esempio in Portogallo potrebbero portare a problemi di questo tipo. Per il Servizio il metodo principe della prevenzione in Trentino dev’essere il sistema pastore – stabulazione notturna, pur nella consapevolezza dei costi e dell’impegno che tale sistema comporta.
Il Direttore del ParcoPan sottolinea che in Primiero si ha la possibilità di ragionare prima dell’emergenza. Sarebbe davvero interessante cominciare ad analizzare il territorio e definire un modello gestionale per un strategia preventiva di riduzione del danno. Il Parco potrebbe essere un partner della Provincia per un lavoro del genere.
Il delegato di SFF PAT conferma che la collaborazione è auspicabile e porterà la proposta al dirigente.
Il Responsabile per la ricerca scientifica e la conservazione del ParcoPan suggerisce che un primo passo di questa collaborazione potrebbe consistere in uno studio d’impatto che fornisca una mappa delle ricadute che potrebbero aversi nelle tre valli del Parco, utile per facilitare le future decisioni gestionali. Nella relazione del SFF PAT si è parlato di 4.500 ovicaprini seguiti ad oggi… solo sul territorio del Parco e zone limitrofe sono presenti più di 10.000 pecore, a cui va aggiunto l’allevamento bovino! I paragoni con il Piemonte possono andare bene, ma ogni realtà ha le sue peculiarità. Nel Parco la zootecnia è uno dei pochi comparti in crescita, in controtendenza con molte realtà alpine. Per il responsabile del Parco, la conservazione del lupo è solo una delle problematiche gestionali attualmente presenti nei nostri ambienti. A livello alpino la salvaguardia delle attività tradizionali, che permettono il mantenimento del tipico paesaggio (prati e pascoli), e con esso di una elevata biodiversità floristica e faunistica, dovrebbe essere il punto di partenza su cui lavorare, nel quadro complessivo della convivenza con questa specie.
Un allevatore ricorda che sul territorio insiste un sistema di malghe molto variegato e la prevenzione non si può riassumere con i soli recinti: è necessario un impegno a 360 gradi. Incontri come quello di oggi sembrano un buon inizio, data la distensione e l’apertura al dialogo di tutti.
SFF PAT risponde a ParcoPan che l’elaborazione di un modello d’impatto delle predazioni è un compito molto difficile, possiamo provare a verificarne la fattibilità ma ci vogliono tante risorse e quindi anche un forte volere politico.
ParcoPan rileva alcune incongruità proprio nella politica provinciale ed europea. Ad esempio nel progetto LIFE TEN c’è un’azione che sperimenta il mantenimento dell’habitat per la Coturnice (Alaectoris graeca) tramite il pascolo di ovini e asini: con il ritorno del lupo simili azioni dovranno essere attentamente valutate. Inoltre il Parco ha investito molto nel mettere assieme zootecnia e turismo e il ritorno del lupo può portare alla necessità di ricalibrare le azioni messe in atto.
MUSE suggerisce che natura (anche nella forma del lupo), zootecnia e turismo non sono tre elementi incompatibili, anzi quando ben gestiti e supportati da un piano congruente di marketing territoriale possono creare indotti importanti, anche oltre la somma delle parti.
Il rappresentante della Comunità Territoriale di Fiemme ricorda che il pascolo incustodito è una importante risorsa per gli hobbisti, con l’arrivo del lupo andrà ad estinguersi. Inoltre non bisogna dimenticare di lavorare con la pastorizia transumante. Se Fabio e Alice [i giovani pastori transumanti che hanno subito un’importante predazione da lupo a fine estate 2016] fossero stati formati sui metodi di prevenzione probabilmente sarebbe riusciti a evitare l’attacco dell’anno scorso. La zona del Parco sarebbe ottima per attivare progetti pilota in tal senso.
Viene chiesto a SFF PAT come ci si sta organizzando in zone limitrofe (es. Belluno). I rappresentati del Servizio rispondono che in Veneto la gestione del ritorno del lupo è affidata alla Regione anche attraverso le azioni e i fondi del LIFE WOLFALPS. Ad ogni modo SFF PAT ricorda che è essenziale creare una macchina gestionale che vada al di là dei LIFE, molto utili per dar impulso in fase di avvio e sperimentazione ma poi la gestione va riferita ad una logica di processo e non di progetto.
Il Direttore del ParcoPan suggerisce l’utilizzo del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) per portare avanti gli impulsi del LIFE. E’ convinto che se si lavora bene il conflitto può essere gestito: il lupo è un animale intelligente e capisce che se predare i domestici diventa difficile è meglio tornare a quella dieta predominantemente “naturale” con il 90% di ungulati selvatici… di cui si parlava prima. Per concludere, una cosa è chiara: il lupo è un valore che la collettività si è dato e deve essere gestito a livello collettivo, attraverso quel senso di responsabilità a cui faceva appello il Presidente in apertura dei lavori.