Non sarà mai possibile prevenire al 100% le predazioni di lupo sugli animali domestici, ma si può fare molto.

Pubblichiamo con piacere la storia di un pastore che ha convissuto per tutta la stagione con almeno tre lupi, nelle parole e immagini di una collaboratrice del progetto LIFE WOLFALPS impegnata nel monitoraggio del lupo in Trentino.

 

“Fare il pastore è come giocare una partita a scacchi”

Bruno, 29 anni, 53 giorni in alta quota… e nessuna predazione

 

Testo: Marta Gandolfi

Immagini: Marta Gandolfi e Bruno Viola
 

Cima Carega, 2.300 metri sul livello del mare. Le fototrappole del Progetto Life WOLFALPS, posizionate a circa 2.100 metri di altitudine, filmano il passaggio di almeno tre lupi.

Foto 1. Uno dei lupi ripresi dalle fototrappole Life Wolfalps (Ph. Archivio LWA / MUSE / PAT)
 

In quella zona, non molto distante, l’alloggio nel quale vive un ragazzo che lì fa il pastore per tutta l’estate.
E’ una soleggiata giornata d’agosto. Lui, un viso sorridente e gli occhi che brillano della serenità di chi ama la montagna e il suo lavoro, sebbene le difficoltà che comporta.  Dice: “Fare il pastore è come giocare a scacchi, devi essere bravo tu altrimenti, se non stai ben attento, ti mangiano i capi”.
Si chiama Bruno Viola, proviene dalla Val di Non, ha 29 anni e da 10 fa il pastore, trascorrendo tutta l’estate in alta montagna. Con le pecore, vive in mezzo ai lupi… eppure quest’anno 53 giorni con il gregge in montagna e nessuna perdita, nessuna predazione.
Questo è il suo secondo anno sul Carega. Custodisce con attenzione e dedizione un gregge di circa 200 pecore. Vive accanto a loro, in un box appositamente attrezzato, posizionato accanto alla recinzione elettrificata, all’interno della quale di notte viene ricoverato il gregge.

 


Foto 2. Il box dove vive Bruno sul Monte Carega (Trentino) e parte del recinto elettrico dove di notte sono confinate le pecore.
 

Con lui, due cani da conduzione di razza Border collie, Jango e Pluma, da lui sapientemente addestrati, che radunano perfettamente il gregge, riportandolo al recinto la sera. Insieme agli animali, invece, stanno due cani da guardiania, un maschio e una femmina, pastori maremmani, anch’essi ben addestrati, che non lasciano mai il gregge.
Box (modulo abitativo, 4×2 m) e recinzione elettrificata (altezza 140 cm, con elettrificatori e batterie ricaricabili alimentate da pannelli solari) sono stati forniti dalla Provincia autonoma di Trento per tutto il periodo di alpeggio e i due cani da guardiania sono stati acquistati da Bruno con un co-finanziamento da parte della PAT (Cfr. Rapporto Orso PAT 2016, pag. 37-38). Possiede anche alcuni dissuasori acustici, ma secondo lui hanno efficacia soltanto per periodi limitati, a causa della probabile assuefazione dei lupi ai dispositivi. Anche la letteratura afferma la stessa cosa, ma sentirlo dire da chi da anni fa il pastore di mestiere e realmente testa su campo l’efficacia degli strumenti preventivi che usa, è tutta un’altra cosa e dimostra lodevole interesse e serietà nel proprio lavoro.

 

  

Foto 3, 4 e 5. Da sinistra: Bruno con i suoi due Border collie, uno dei cani da conduzione a lavoro con il gregge in cresta, il gregge al pascolo.

 

Pensa Bruno al mantenimento dei cani, dal cibo, all’acqua, alla verifica del loro stato sanitario, si prende quotidianamente cura della recinzione, controllandola e verificando che i pali siano posizionati in modo corretto e che tengano la rete sufficientemente alta, secondo la conformazione del terreno e l’impostazione del recinto, per evitare l’ingresso di eventuali predatori. Controlla il gregge tutto il giorno, soprattutto in caso di nebbia, pioggia e poca visibilità, rimanendo costantemente al pascolo con loro. Di notte, quando i cani abbaiano, Bruno si alza ed esce dal box con una torcia per andare a verificare che tutto sia tranquillo e che non ci siano lupi intorno al gregge. La presenza di predatori intorno al recinto potrebbe innervosire il bestiame e indurlo ad un tale trambusto da causare lo sfondamento della recinzione e la dispersione dei capi: scenario di sicura predazione e probabile perdita di molti animali. Inoltre, la presenza dei cani da guardiania quest’anno risulta un efficace deterrente per i lupi, che solitamente evitano il contatto o ancor meglio lo scontro con i cani da pastore.

 

Foto 6. Uno dei cani da guardiania al pascolo in mezzo alle pecore.

 

Foto 7. Il gregge al pascolo, in condizioni di nebbia fitta. In caso di scarsa visibilità, le probabilità di un lupo di avvicinarsi al gregge senza essere visto e di predare alcuni capi aumentano, soprattutto in caso di assenza di cani da guardiania e del pastore al pascolo insieme alle pecore.

L’anno scorso Bruno ha subito alcuni attacchi da lupo, nell’ambito dei quali ha perso 7 pecore. Non aveva i pastori maremmani e l’esperienza gli ha insegnato qualche piccolo accorgimento nella gestione del gregge che gli è stato molto utile per la prevenzione degli attacchi: l’anno scorso tutte le predazioni da lupo si sono verificate nelle prime ore della mattina, appena dopo averle liberate nei pascoli, perciò quest’anno lui libera il gregge leggermente più tardi. Bruno è un pastore attento, che affianca la sua costante presenza e custodia del gregge (cosa fondamentale per un’efficace protezione del bestiame) ad un sistema di prevenzione costituito da due misure preventive, recinto elettrificato e cani da guardia.

Foto 8. Bruno, davanti alla recinzione elettrificata, spiega in cosa consiste il suo lavoro, come lo porta avanti per avere i migliori risultati.

 

Bruno vive lì da solo. Considerato il poco spazio disponibile e la difficoltà di trasposto di oggetti e materiali in alta montagna, ha con se soltanto quello che gli serve per vivere e deve assolutamente gestirsi con attenzione le provviste di cibo e soprattutto di acqua, la cui disponibilità quest’anno è ancora più difficile. Non è un lavoro facile, ma Bruno lo considera la sua vita, e serenamente lo porta avanti col sorriso sulle labbra, perfettamente cosciente dei rischi e della fatica che comporta. Lui gioca la sua partita con
motivazione e sensibilità, cercando veramente di dare il meglio nel proteggere il suo gregge dai predatori e avendo cura di tutti capi che ha con sé. Questo fa la differenza.

 

Foto 9 e 10. Bruno, davanti alla recinzione elettrificata e sopra il Box in cui vive, con i suoi cani da conduzione.

 

Bruno è un esempio eccezionale per tutti, allevatori, pastori, tecnici, ricercatori e per la comunità intera. Un esempio di pastorizia che funziona perché ci si crede e ci si investe, di una zootecnia benfatta e curata, di una ottimale convivenza tra allevamento di alta montagna e presenza di grandi carnivori sul territorio che, con l’assistenza dei funzionari tecnici, il contributo delle istituzioni ed il dedito lavoro dei pastori, va avanti efficacemente e dà buoni frutti. Testimonianze come questa ci rappresentano e ci dimostrano che la convivenza tra uomo e grandi carnivori è possibile, con un po’ di sforzo da parte di tutti, portatori di interesse e istituzioni, lavorando insieme e con dedizione.
Grazie Bruno!

 

Foto 11. Io, Bruno e i suoi cani, vicino al recinto.