Ore 16:04 di martedì 5 dicembre 2017, la rete di monitoraggio lupo della provincia di Trento si attiva per segnalare uno strano tipo  con un lupo in spalla che “Sta scendendo da Rolle in questo momento… Dice che vuole sensibilizzare le persone alla presenza del lupo…”

 

 

Come LIFE WOLFALPS rassicuriamo il segnalatore… lo “strano tipo” lo conosciamo… è Alberto Salvetti, un artista intento in una performance… non è pericoloso, e il lupo è finto. E’ una scultura fatta con i ritagli di giornale… articoli sul ritorno del lupo della stampa locale.

Partito simbolicamente da Trento in occasione della mostra d’arte “Lupi in città!”, Alberto è rientrato da poco a casa.

Lo raggiungiamo via email per capire come è andata…

 

LWA: Allora Alberto, dura eh?

AS: Ogni cosa ha i suoi risvolti negativi e positivi: non ero più abituato a camminare nella neve con uno zaino di 20 kg sulle spalle ma essere riuscito a portare a termine il percorso nei tre giorni stabiliti è stato gratificante per lo spirito e corroborante per il fisico.

 

 

LWA: Che persone hai incontrato sulla strada, e come si sono poste nei confronti della tuo messaggio e del lupo?

AS: ho fin da subito notato un forte interesse da parte della gente, appena passata Malga Ces degli sciatori si sono fermati sul ciglio della pista per chiedere della lupa sullo zaino, questo mi ha fatto ben sperare. Dal Colbricon a Passo Rolle non c’era nessuno ma poi molte persone che passavano in macchina le vedevo tornare indietro per riprendere la scena col cellulare o abbassare il finestrino per chiedermi spiegazioni. L’accoglienza della gente è stata molto cortese, in particolare da chi era accompagnato dai propri cani che tiravano per capire perché quello sul mio zaino non si muovesse: i cani erano spesso confusi, qualcuno abbaiava e gonfiava i peli della schiena, ma i padroni erano comunque divertiti. Nei brevi momenti di conversazione che avevo cercavo di spiegare che il mio era un omaggio alla biodiversità del luogo. Che come turista apprezzavo il lavoro ed il sacrificio che molta gente di montagna aveva fatto per mantenere quei luoghi in salute e che quando un luogo è in salute è facile che attiri alcuni animali che ne sono indicatori dello stato.

 

Se fosse stato per me avrei potuto fare la stessa azione con un gamberetto di torrente sullo zaino, ma sarebbe passata inosservata. Una camminata con un orso sulla schiena la feci a Bassano e a Chiavenna ma qui, con tutta questa strada e queste salite, sarebbe durata molto poco. La camminata col lupo mi sembrava la più efficace come buon augurio di salute e prosperità per gli spazi antropizzati che avrei attraversato. Certo dei momenti di tensione non sono mancati. Al Rolle una signora che stava spalando neve mi ha chiesto se mi piacevano quelle bestie lì, riferendosi alla mia lupa sullo zaino, che quei posti non erano per cosi come quelli e ha fatto tre passi indietro indurendosi e per mettere punto alla conversazione ma sono riuscito a rubarle un sorriso salutandola e dicendole che il mio animale era un opportunista di carta che si faceva trasportare da me fino a Bolzano.

Negli hotel, per strada, nelle contrade ho trovato delle belle persone, che nonostante spesso avessero una visione differente sulla dispersione del lupo, erano comunque incuriositi dalla bestia in carta, dall’azione del camminare e da ciò che mi spingeva a farlo.

La gente mi ha mostrato molte foto di vacche abbattute per le ferite inferte da lupi ed orsi, mi ha raccontato aneddoti, storie e spesso mi ha chiesto cosa ne pensavo. Non potevo che essere solidale con il dolore per la perdita dei loro animali. Anch’io so cosa vuol dire dedicarsi  a dei cavalli, ad un cane e aver paura per loro ma so che il lupo non se ne andrà. Ho visto quando hanno rilasciato il cinghiale negli anni ’80 a Rubbio. I cacciatori appena hanno cominciato a sparare potevano prendere solo gli adulti e le scrofe e i giovinastri che restavano illesi hanno imparato a rendersi invisibili alle doppiette e si sono sparsi e moltiplicati nell’Altopiano di Asiago colonizzando persino la Pianura Vicentina.

Il secondo giorno di camminata ho cominciato a parlarmi da solo e la frase topica è stata: camminare è salutare – camminare e salutare!

 

Ho visto che se non salutavo per primo la gente di Predazzo e di Moena faticava a capire cosa pensare di me… Molti non capivano se ero pro lupo o contro il lupo e mi avrebbero lasciato andare via facendo finta di nulla…ma se salutavo, se permettevo loro di avere un contatto con me, la gente alzava un braccio e mi gridava: “Zè mort?” In molti mi hanno confessato che da distante pensavano che avessi trovato un lupo stecchito e irrigidito nella neve. Alcuni dichiaravano il proprio sollievo quando dicevo che non ce l’avevo con i lupi e che il mio progetto aveva il supporto del Life WolfAlps e del MUSE di Trento.

 

 

Mi ha commosso una maestra della materna che è scesa dall’auto e mi ha portato nel cortile della scuola per chiedere alla direttrice se i bambini oltre a Babbo Natale potevano ricevere in classe la visita dell’uomo con la lupa in spalla. Sosteneva che era un obbligo morale che sentissero parlare di ambiente e di lupi nel luogo in cui abitano. La responsabile manco s’è affacciata e ha detto alla mia beniamina che bisogna sapere per tempo chi entra a scuola e che ci sono dei permessi e delle regole. Sono ripartito.

 

Era strano come la gente mi credesse un cacciatore, un ambientalista, un barbone, un matto, a seconda di quello che l’istinto comandava loro nei primi secondi di contatto visivo.

Le persone veramente contrarie alla presenza del lupo le ho contate sulle dita delle mani… e dei piedi: un paio di decine. Con metà di loro ho avuto una conversazione civile.

Gesti, segni, sorrisi, impronte, cervi, macchine e camion, neve, lepri, volpi e ancora branchi di cerve a decine, strade, silenzi, bosco, e poi via come lo scorrere del tempo, della luce e dei passi… tutto pareva lento ma trascorreva inesorabilmente rapido. Pensavo ai lupi che viaggiano senza zaino e senza pedule, leggeri al trotto, io faticavo per fare 35, 40 km in un giorno.

 

Ho pensato spesso ai maratoneti di montagna, anche loro leggeri e resistenti che percorrevano tutto il tragitto in tre ore. Io mangiavo noci e frutta secca per sostenere uno zaino e dei pensieri troppo lunghi per non ghiacciarsi nel buio del bosco che portava da malga Roncac su al passo di Costalunga.

L’ultimo giorno nelle contrade cristallizzate nel ghiaccio, le persone che uscivano dalle case per darci un’indicazione fingevano di non vedere la lupa oppure dicevano che quelle terre non erano da lupi, lì il buio io l’ho visto alle due del pomeriggio e un po’ li capisco. Poi la corsa: la grande corsa fino a Bolzano fra le lucette e la gente che chiedeva che cane fosse quello che portavo in spalla, chi riconosceva il lupo era chi lo amava o lo aveva in odio.

Ho ascoltato tanti discorsi, tesi fuorvianti, rabbia, congetture, pensieri e comprovato quanto molte persone fossero carenti di informazioni utili. Ma l’arte è sopra le parti e scivola a volte con la facilità di un sorriso.

 

LWA: Ultima domanda, ritieni che ci sia speranza per la coesistenza fra uomo e lupi qui sulle Alpi. O finirà come qualche centinaio d’anni fa (male per il lupo)?

AS: Sì, i lupi si sono già riabituati a coesistere con noi, il prossimo passo sarà il nostro e dovremo organizzarci perché non se ne andranno più.

Potremo spezzare i loro branchi ma loro indeboliti verranno a cercare di sfamarsi con i nostri animali domestici più ingenui ed indifesi di un cinghiale o di un cervo. La dispersione in un territorio alpino pieno di ungulati ormai è inarrestabile e anche se faremo rumore sapranno nascondersi come le coppie di lupi del giardino zoologico che riescono a partorire in un recinto celando la prole per settimane prima che i custodi riescano a scoprirla.

Sono convinto che il lupo è tornato, proprio questo è il motivo per cui ho portato in spalla una lupa. La lupa nella mitologia è capace di adottare gli orfani di altre specie. La lupa è un’ottima madre, un simbolo di famiglia, di equilibrio ma anche contemporaneamente di femminilità selvaggia e disinibita, questo per me vale già abbastanza come augurio di salute e prosperità. Alla fine molte persone disabituate alla presenza dei carnivori sapranno organizzarsi e far fronte alla loro presenza come da sempre fanno i pastori dalla Calabria all’Abruzzo, il lupo sarà considerato come la grandine o il fulmine.

Inoltre ci sono le leggi a proteggerli, ci sarà sempre qualche bracconiere pronto a fare una tacca sul proprio fucile, ma non è più così facile nemmeno farla franca: ci sono ormai molte persone che pensano alla conservazione dell’ambiente con una coscienza diversa e che si dimostrano degli ottimi collaboratori laddove un tempo si trovavano dediti alla salvaguardia dell’ambiente solo cacciatori e pescatori. I tempi sono cambiati: e’ cambiato l’uomo, e credo che sia cambiato anche il lupo. L’evoluzione e l’intelligenza continua a modificarsi a seconda della necessità e darà una svolta rivoluzionaria alla nostra stessa attività agropastorale e salute alimentare.

Noi ci preoccupiamo di salvare il lupo ed altri selvatici richiudendoli in piccoli spazi giardino, per guardarli dalle vetrine, non ci rendiamo conto invece che sono proprio i nostri spazi, i nostri “dentro” che si sono allargati nel loro “fuori” che tanto ci sembrava spaventoso ed incontaminato. Noi tutti, seppur dentro le nostre case, siamo parte di quel “fuori”, noi tutti siamo Natura quanto il lupo, il topo, il faggio, l’ape e l’acaro.