Il lupo sulle Alpi: una popolazione unica, un’unica popolazione

La popolazione alpina transfrontaliera di lupo è stata considerata un’entità unica e distinta a partire dalle “Linee Guida per i Piani di Gestione dei Livello di Popolazione dei Grandi Carnivori” sottoscritto dalla Commissione Europea nel 2008: per questo motivo deve essere monitorata e gestita come tale al di là dei confini nazionali. Inoltre, la gestione effettiva della popolazione alpina di lupo richiede l’accertamento dello Stato Favorevole di Conservazione (FCS) dell’intera popolazione, secondo quanto richiesto dalla Direttiva Habitat. Un impegno che richiede un enorme lavoro di coordinamento a livello dell’intero arco alpino, che fino a oggi è mancato. Proprio l’assenza di coordinamento su scala sovranazionale è alla base dell’efficacia solo limitata degli interventi effettuati finora sul piano della conservazione del lupo e della prevenzione dell’impatto del predatore sulle attività economiche.

 

Un modello di gestione frammentario

Quando parliamo di Alpi ci riferiamo a un panorama politico molto frammentato e in continuo mutamento, con un livello di parcellizzazione amministrativa e istituzionale elevato, soprattutto in Italia, dove la gestione delle questioni ambientali è delegata, a seconda dei casi, a livello delle regioni, delle province o delle aree protette. Proprio questo modello di gestione frammentario è l’ostacolo da superare se vogliamouna gestione efficace della convivenza uomo-lupo, che concili conservazione e rispetto delle attività umane in montagna.

 

LIFE WOLFALPS è coordinamento

(Azioni A1, A2, A3, A5, A12, E9, F1, F2, F3)

La svolta fondamentale e innovativa di LIFE WOLFALPS consiste precisamente nel mettere in campo, per la prima volta, un programma di conservazione coordinato e condiviso da parte di tutte le regioni alpine interessate dal ritorno del lupo, concepito per durare anche al di là del progetto.

Nel concreto, coordinamento vuol dire:

– istituzione di gruppi di coordinamento nazionali e internazionali per definire per la prima volta approcci condivisi e standard, i soli che possono permettere di ridurre al minimo i conflitti causati dalla presenza del lupo (A1, A2);

formazione a livello alpino del personale tecnico con il trasferimento delle conoscenze da Ovest a Est per imparare e mettere in pratica dall’Appennino Ligure alle Alpi Dinariche le stesse tecniche di monitoraggio del lupo e di lotta al bracconaggio (A3, A5);

monitoraggio e conservazione coordinati della popolazione di lupo a livello dell’intero arco alpino (A2, A3, A4, D1);

– tavoli di lavoro per la gestione della popolazione di lupo sulle Alpi condivisi tra i vari Enti ed i gruppi di interesse (E9);

strategia di comunicazione comune (A12).

 

 

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Informazione 360°

Monitoraggio e conservazione

Prevenzione