Avvistare un lupo, di più: andargli vicino vicino. E’ esattamente quello che è successo la scorsa settimana nel cebano (CN) a una signora a passeggio con un’amica e i suoi tre cani, come riporta il settimanale l’Unione monregalese. Molto correttamente, la signora ha contattato il Corpo Forestale dello Stato, intervenuto tempestivamente sul posto insieme ai guardiaparco dell’Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Marittime (già Parco naturale del Marguareis) e ai tecnici del progetto LIFE WOLFALPS per valutare la situazione. Nel frattempo, vinta dalla curiosità, la signora ha fatto qualcosa di comprensibile, ma assolutamente da non fare: si è avvicinata all’animale. Il lupo è un selvatico, e come tale non va mai avvicinato: come nessuno di noi si sognerebbe di andare ad accarezzare le setole di un cinghiale ferito nel bosco, così è bene mantenere una rispettosa distanza di sicurezza da tutti i selvatici, perché potrebbero interpretare i nostri gesti come minacce e reagire difendendosi con tutto quel che hanno a disposizione: zanne, artigli, zoccoli, veleno. In questo caso, però, come testimonia la foto pubblicata dal giornale, l’animale non è scappato…

 

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Perché la femmina di lupo, animale elusivo per eccellenza, si è lasciata avvicinare? Semplice. Perché non poteva darsela a gambe. Anzi: non ne poteva proprio più. Ferita alla zampa posteriore destra, molto probabilmente non mangiava da giorni (un predatore che non può cacciare è un predatore morto) ed era allo stremo delle forze. Le ultime energie le ha impiegate per dileguarsi, scampando alla cattura meccanica tentata dai guardiaparco e dai tecnici del progetto LIFE WOLFALPS, per andare a morire libera nei boschi. Si è preferito non insistere con i tentativi di cattura dell’animale e lasciare che la natura ne decidesse la sorte, in quanto la femmina è stata valutata assolutamente non pericolosa per le persone e in condizioni ormai estremamente critiche.

Il “terribile” lupo si è svelato in questo frangente per quello che è: non il “cattivo” dei boschi, ma un selvatico come tutti gli altri, che vive, si ferisce, si ammala e muore – secondo natura.