Sono nato nel 2012 nei boschi abruzzesi. Sulle alture dell’Appennino, i lupi non sono mai scomparsi del tutto. Negli anni ’70 del Novecento eravamo rimasti in pochi: gli ultimi lupi della penisola erano a rischio d’estinzione a causa dell’antica guerra fra uomini e lupi. Poi gli umani si sono accorti che tutti gli animali sono essenziali per l’equilibrio degli ecosistemi – anche i lupi: la guerra è ufficialmente finita e siamo diventati specie protetta a livello italiano ed europeo. Montagne e campagne hanno perso molti abitanti, il bosco ha invaso campi e pascoli e si è popolato di cinghiali, caprioli, cervi, daini: le nostre prede. Con spazio e cibo a disposizione, abbiamo gradualmente riconquistato i territori da cui eravamo stati cacciati con fucili e tagliole: vent’anni fa, i discendenti dei lupi appenninici sono tornati sulle Alpi.

La mia storia è diversa: all’età di cinque mesi mi hanno recuperato malato di rogna, in fin di vita. Ci ho messo tanto tempo a guarire – troppo per poter tornare a vivere in natura. Così, da allora non sono mai più uscito da un recinto e nel 2014 sono stato trasferito nell’area confinata del Centro faunistico “Uomini e Lupi” di Entracque: unico caso al mondo di lupo che per spostarsi dagli Appennini alle Alpi ha preso un passaggio!

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