Su La Stampa e su altre testate ha trovato spazio qualche giorno fa la notizia diffusa (in modo più completo e oggettivo) da Haaretz di varie aggressioni (almeno una decina) verificatesi negli ultimi mesi da parte di alcuni esemplari di lupo  nei confronti di bambini molto piccoli in campeggio nel Deserto Israeliano. Fortunatamente questi episodi si sono conclusi con grandissimi spaventi, ma nessuna ferita grave ai danni dei bimbi.

L’atteggiamento dei lupi è stato interpretato da Haim Berger, zoologo che accompagna turisti in vacanza con la jeep nel Deserto Israeliano, come un comportamento predatorio. A sua volta testimone di un atteggiamento molto confidente da parte di un esemplare di lupo nei confronti dei propri figli, Berger ha evidenziato come negli ultimi anni i lupi abbiano acquisito maggiore familiarità con le persone in parte perché direttamente nutriti dagli escursionisti, come succede con altri animali selvatici, in parte perché hanno iniziato a identificare le zone di campeggio (dove vi sono scarti alimentari accessibili) come possibili aree di reperimento di cibo.

Le buone pratiche che Berger indica come  attuabili nell’immediato per ridurre da subito il rischio di attacchi partono proprio da una corretta educazione dei visitatori delle riserve naturali e dei campeggi, che devono essere informati in modo esauriente sulla presenza dei lupi e su alcune regole da seguire per prevenire il crearsi di situazioni potenzialmente pericolose: evitare di nutrire i selvatici, stoccare in modo sicuro il cibo e i rifiuti alimentari nelle zone di presenza, avvisare in caso di necessità una guardia incaricata di spaventare gli animali con metodi non letali.

Le autorità competenti, dal canto loro, hanno preso i necessari provvedimenti – che vanno peraltro nella direzione indicata da Berger – individuando proprio in un pubblico informato e collaborativo la condizione decisiva per ridurre il rischio di incidenti.

E se un episodio simile (con tutte le differenze del caso, vista la differenza di contesto ambientale e sociale) si fosse verificato in Italia?

A quest’ora potremmo godere di avvincenti quanto inconcludenti talk show e articoli dove portavoce di posizioni estremamente polarizzate non andrebbero oltre la difesa a oltranza del lupo o un altrettanto insostenibile “ammazziamoli tutti”. Purtroppo è capitato altrove, dove i media rispetto al tema lupo hanno un modo di fare informazione che non coincide necessariamente con il generare allarme. 

Per chi desidera dare in pasto al proprio cervello qualcosa in più di luoghi comuni e paure preconfezionate, segnaliamo un interessante articolo per approfondire il tema del legame fra comportamento umano e aggressioni da parte di grandi carnivori. Per chi non teme gli spoiler: l’articolo dimostra come il comportamento delle persone giochi un ruolo importante nell’aumentare o diminuire il rischio di attacco da parte dei grandi carnivori. Diffondere comportamenti corretti nei confronti dei selvatici non solo fra gli abitanti delle zone rurali, ma anche e soprattutto tra chi frequenta la montagna d’estate nel tempo libero è quindi fondamentale per evitare di creare situazioni pericolose per la sicurezza delle persone. Un pubblico informato vuol dire meno incidenti e men incidenti significa maggiore supporto alla conservazione dei grandi carnivori.

 

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L’immagine a corredo dell’articolo è tratta dal sito del National Park Service (nps.gov) ed è liberamente riutilizzabile.