Una decina di giorni fa si è scatenata una notevole confusione in seguito all’articolo pubblicato dal quotidiano L’Arena, che riportava la dichiarazione dell’Associazione Salvaguardia Rurale Veneta secondo la quale la lupa “Giulietta” sarebbe stata un ibrido lupo-cane. A rivelarlo le analisi genetiche condotte su un campione di saliva di uno dei figli della femmina alpha del branco della Lessinia. Falso: si è trattato solo dell’ennesima bufala, particolarmente odiosa perché volta ad alimentare un clima di tensione e diffidenza che ostacola qualsiasi confronto su basi oggettive e concrete, che abbia come obiettivo una gestione efficace della situazione lupo in Veneto.

 

La lupa “Giulietta” non è un animale ibrido. Lo confermano i risultati di ripetute analisi condotte sia dall’ISPRA che dal laboratorio di genetica statunitense di riferimento per la popolazione alpina occidentale e per il progetto LIFE WolfAlps – il National Genomics Center for Wildlife. I dati, oggetto di pubblicazioni scientifiche e resi pubblici da mesi nel report scaricabile online, dimostrano che i due lupi alpha del branco della Lessinia, e conseguentemente tutti i lupi nati all’interno di questo branco, sono lupi al 100%: in particolare, il maschio chiamato “Slavc” originario della popolazione balcanica, e la femmina, denominata “Giulietta”, di ceppo appenninico tipico delle Alpi occidentali sono due lupi puri. Tale esito era stato reso noto fin dal 2012 a seguito delle analisi condotte dall’ISPRA su campioni biologici della coppia raccolti dal personale del Parco della Lessinia. Questi risultati sono stati in seguito ripetutamente confermati e approfonditi dalle analisi condotte dal laboratorio specialistico americano su altri campioni raccolti negli anni successivi.

 

Ma allora dov’è nata la bufala di Giulietta ibrida? Sentito per vie istituzionali l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e Toscana ed esaminato il referto del laboratorio relativo a un campione di saliva di un figlio di Giulietta prelevato in occasione di una predazione su un domestico, si apprende – come era ovvio aspettarsi – che il risultato è perfettamente compatibile con l’assetto genetico di un discendente della coppia Slavc (lupo balcanico) x Giulietta (lupa appenninica), riportando infatti che si tratta di un soggetto frutto dell’incrocio tra un lupo appenninico puro (il 50% di Giulietta) per un soggetto sicuramente non lupo appenninico (altro 50% da Slavc), ma che il laboratorio Istituto Zooprofilattico Sperimentale non è in grado di identificare perché i dati non sono presenti nel database appenninico in quanto l’animale proviene dalla popolazione balcanica (e da qui la confusione nell’utilizzare il termine “ibrido”). Infatti l’incrocio tra Giulietta e Slavc non porta individui ibridi, ma lupi puri semplicemente più “ricchi” da un punto di vista di diversità genetica, perché derivanti dall’unione di due popolazioni della stessa specie, ma rimaste separate per due secoli. In ogni caso, per avere la conferma dell’identità del restante 50% del campione non identificato dal laboratorio dell’ Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana sarebbe sufficiente confrontare questi risultati grezzi parziali con i database dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale o del National Genomics Center, mentre è già chiaro da questo referto che il 50% di lupo appenninico identificato nel DNA analizzato è puro e non può che venire dalla madre, Giulietta: lupa appenninica pura al 100%.

 

Nel comunicato stampa diffuso dall’Associazione Salvaguardia Rurale Veneta, il risultato viene invertito e confuso: “50% lupo non appenninico, 25% lupo appenninico e 25% cane”, portando alla conclusione che trattasi di “un lupo maschio con grado di ibridazione F2”, figlio di un lupo balcanico per una lupa ibrida. Più che alla difficoltà di interpretazione dei complessi dati genetici, questo errore macroscopico pare piuttosto riconducibile a un vero e proprio tentativo di procurato allarme, la cui valutazione si lascia ai competenti organi di vigilanza. Nella migliore delle ipotesi si tratta per lo meno di una goffa semplificazione mirata a dimostrare che i lupi della Lessinia “sono tutti ibridi” con l’obiettivo di rendere ulteriormente complessa e tesa la gestione locale del lupo, che merita tutta l’attenzione e la chiarezza possibili al fine di trovare soluzioni concrete.

 

Infine si ribadisce la massima attenzione da parte delle istituzioni e del progetto WolfAlps nei confronti del fenomeno dell’ibridazione e del rischio di inquinamento genetico della popolazione di lupo da parte di cani vaganti. Eventuali ibridi di prima o seconda generazione infatti devono essere prontamente individuati e rimossi dalla popolazione selvatica, come prevedono i protocolli condivisi a livello nazionale. Pur non essendo stato identificato ad oggi alcun ibrido lupo-cane nella popolazione alpina, il rischio di ibridazione esiste e quindi sarà fatto ogni sforzo per vigilare, sia attraverso il monitoraggio del lupo, che parte a metà novembre su tutto l’arco alpino, sia attraverso il controllo sul territorio dei cani vaganti.